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GLI ESTINTORI

Gli estintori portatili, tuttora restano i mezzi antincendio più diffusi grazie alla loro possibilità di impiego da parte di soggetti privi di una specifica preparazione; caratteristica che fa di questi strumenti il mezzo più efficace per il primo intervento. Affinché tale efficacia sia reale, occorre che l’estintore sia posto in una posizione accessibile e che sia periodicamente controllato da personale esperto. La norma UNI che si occupa della sorveglianza, controllo, revisione e collaudo degli estintori (“Apparecchiature per estinzione incendi – Estintori di incendio – Manutenzione”) è la UNI 9994, che ha recentemente subito un esteso aggiornamento. La nuova edizione (UNI 9994-2003), innova, la disciplina dei criteri dettati per il collaudo, il controllo e la sostituzione dell’agente estinguente degli estintori. La normativa stabilisce la necessità di eseguire periodicamente una serie di verifiche, alcune delle quali (sorveglianza) possono essere svolte direttamente dall’utilizzatore, che nel caso di evidenti anomalie provvederà ad interpellare il manutentore; mentre le altre attività di manutenzione (controllo, revisione, collaudo) possono essere svolte solo da personale esperto che operi in conformità della legislazione vigente. Il controllo deve avvenire almeno una volta ogni sei mesi, mentre per la revisione sono previste frequenze diverse a seconda della tipologia di estintore (ogni 36 mesi per quelli a polvere, 18 per quelli ad acqua o schiuma, 60 per quelli a CO2, 72 per quelli a idrocarburi alogenati).
Il collaudo deve essere effettuato ogni 6 anni per gli estintori non conformi alla Direttiva 97/23/CE (sostituita da luglio 2016 dalla direttiva 2014/68/UE) e che non sono già soggetti per legge a verifiche periodiche; ogni 12 anni per gli estintori conformi a tale Direttiva ma non soggetti a verifiche periodiche, e secondo le scadenze di legge in materia di gas compressi e liquefatti per quelli a biossido di carbonio e le bombole di gas ausiliario. Le operazioni da effettuare per la revisione sono dettagliatamente descritte in una appendice costituita da 7 schede, per ogni tipologia di estintore. La norma definisce i contenuti che deve avere il cartellino di manutenzione, cioè il documento che attesta gli interventi effettuati in conformità alla UNI 9994:2003; è previsto che il cartellino di manutenzione debba obbligatoriamente riportare il numero di matricola e gli altri estremi di manutenzione dell’estintore, la ragione sociale, indirizzo completo e gli altri estremi del manutentore, la massa lorda dell’estintore, la carica effettiva, il tipo di manutenzione effettuata, la data dell’ultimo intervento, la firma o punzone identificativo del manutentore. L’agente estinguente deve essere sostituito integralmente in occasione delle verifiche di solidità e  integrità del corpo dell’estintore e quando gli estintori siano stati parzialmente scaricati. Nel caso in cui le iscrizioni siano poco leggibili o sia necessaria la verniciatura degli estintori, queste devono essere sostituite  con originali nuovi; inoltre, al fine di mantenere  inalterato il livello di sicurezza, l’estintore può essere sostituito con un altro di capacità estinguente non inferiore.

 

 

               LE SOSTANZE ESTINGUENTI              

                                                        

 

Sono sostanze chimiche e naturali che attraverso vari meccanismi, provocano l’estinzione del fuoco.
I meccanismi per cui avviene l’estinzione possono essere riassunti in:

  • Separazione fra materiale combustibile non incendiato da quello interessato dal fuoco;
  • Soffocamento con l’inibizione del contatto del comburente (ossigeno contenuto nell’aria) con il combustibile; 
  • Raffreddamento con la riduzione della temperatura del materiale combustibile al di sotto di quella di accensione.
  • Inibizione chimica con l’arresto delle reazioni che si verificano durante la combustione.
     
Le principali e più conosciute sostanze estinguenti sono:
 

LA SCHIUMA :                                        

 

                                                                                  

è costituita da una miscela di acqua,
   liquido schiumogeno e 
aria o altro gas inerte.

Esercita un azione meccanica di separazione tra il combustibile e il comburente ossigeno presente  
  nell’aria, di raffreddamento (azione endogena) e di soffocamento.
L’uso della schiuma è indicato particolarmente per i focolari di classe B, principalmente per serbatoi
  contenenti liquidi infiammabile.
L’erogazione del prodotto ai fini dello spegnimento avviene per mezzo di particolari lance, in uso al  
  Corpo Nazionale VVF.
Sul mercato vi sono disponibili vari tipi di schiuma in funzione del prodotto che si vuole estinguere, del
  tipo di incendio e del tipo di intervento che si vuole attuare.
 
 
CARATTERISTICHE:
Di seguito si elencano le principali proprietà che devono essere considerate per valutare l’idoneità di  
  un determinato tipo di liquido schiumogeno:
  • Fluidità;
  • Resistenza alle alte temperature;
  • Resistenza all ‘inquinamento da idrocarburi;
  • Resistenza ai vapori emessi dagli idrocarburi;
  • Buona aspirabilità anche a basse temperature;
  • Compatibilità con le polveri estinguenti.

 

Altri requisiti determinanti sono:
  • Rapporto d’espansione: dato dal rapporto quantitativo tra il volume di schiuma prodotto e il volume
          di soluzione schiumogena predefinita.

In relazione al tipo di prodotto schiumogeno possono essere ottenuti diversi rapporti    

   d’espansione:
 
  •  Bassa espansione.
  •  Media espansione.
  •  Alta espansione.
     
 
Tra i liquidi schiumogeni in produzione, quelli normalmente utilizzati :
 
                                  Per incendi di notevole importanza di prodotti petroliferi e idrocarburi in genere.
  • SINTETICI - Bassa, media e alta espansione.
                              Per incendi di sostanze petrolifere e di sostanze polari poco volatili.
                              Negli aeroporti può essere utilizzato per la preparazione di coltri durevoli di grande              
                             spessore per atterraggi d’emergenza di aerei in difficoltà, nei casi in cui possono  
                             verificarsi perdite di carburante.
                                 Per incendi di sostanze polari ( solventi, ossigenati, ecc).
                                               Per incendi petroliferi di gande estensione per il suo effetto rapido e potente.
                                 Per incendi di alcoli e idrocarburi.
 
 
 

                                                                            
      

                                                                            

 

LE POLVERI ANTINCENDIO :                                        
 

Sono costituite da miscele di sostanze chimiche combinate insieme:
Bicarbonato di sodio o di potassio, solfato di ammonio fosfato monoammonico ect; sono inoltre presenti additivi per migliorare la scorrevolezza, l’idrorepellenza, e per la compatibilità con le schiume.
Le polveri si possono dividere in due categorie principali:
 
  • POLIVALENTI, Idonee per l’estinzione di fuochi di classe A-B-C;
  • BIVALENTI, Polveri a base di bicarbonato di sodio o di potassio, specifiche per l’estinzione di
                             fuochi di classe B-C ,
                             Nello spegnimento di un incendio la polvere estinguente produce i seguenti effetti:
 
1. Soffocamento;
2. Raffreddamento;
3. Schermatura ed ignifugazione delle parti incombuste.

 

Le polveri antincendio risultano normalmente dielettriche, quindi utilizzabili su apparecchiature  
    elettriche sotto tensione.
La norma EN3-7:2004 prevede infatti che la prova dielettrica venga effettuata solo su estintori a    
    base d’acqua escludendo le altre tipologie.
La finissima granulometria delle polveri ne sconsiglia l’uso su impianti elettronici e su apparati digitali e  
    C.E.D. in quanto le particelle, potrebbero danneggiare i componenti .
 
 
 

                                                                            


                                                                                      
 
 
 
L' ANIDRIDE CARBONICA ( CO2 ) :                            
è un gas intermedio cui si sfruttano le caratteristiche soffocanti.
Si conserva in bombole sotto forma di miscela liquido-gassosa.

 

Per liquefare l’anidride carbonica è necessario portare il gas alla temperatura di –78°C; altrimenti si  
   deve operare sulla pressione, tenendo presente che il CO2 a 0°C liquefa con una pressione
   di 35 atm.
La temperatura critica è di 31°C, al di sopra del quale non è più possibile ottenere la liquefazione del
   gas. Come già accennato l’anidride carbonica è conservata in serbatoi e bombole per alta pressione,  
   tenendo conto di un coefficiente di riempimento pari a 0,67 kg/dm3.
   I serbatoi e le bombole sono assoggettati alla direttiva 97/23/CE concernente “equipaggiamenti a  
   pressione” attuata in Italia con il Decreto legislativo 25 febbraio 2000, n° 93.
La sua azione di agente estinguente si sviluppa in raffreddamento e soffocamento o inibizione  
   dell’ossigeno.
A causa della bassa conduttività elettrica è impiegata a protezione dei quadri elettrici sotto tensione.
 
 

                                                                            

 
 

            CLASSIFICAZIONE DEI FUOCHI             

 

 

CLASSE DI FUOCO - A
 

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Fuochi da materiali solidi:
    legname, carta, carbone, tessuti, trucioli, pelli, materiali che lasciano braci.

 

CLASSE DI FUOCO - B
 

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Fuochi da liquidi o solidi liquefatti:
    benzine, oli, vernici, lacche, alcoli, etere, xiluolo, toluolo, ecc.
    I liquidi infiammabili si dividono in tre categorie a secondo del loro punto di infiammabilità:

  •         CAT. A: liquidi infiammabili con punto di infiammabilità inferiore a 21°C.
  •         CAT. B: liquidi infiammabili con punto di infiammabilità minore di 65°C.
  •         CAT. C: liquidi infiammabili con punto di infiammabilità compreso tra 65°C e 125°C.

Definizione punto di infiammabilità: è detto punto di infiammabilità o temperatura di infiammabilità,
    la temperatura più bassa alla quale un liquido emette vapori in quantità tale che miscelati
    con l’ariapossono incendiarsi in presenza di un innesco.

 

CLASSE DI FUOCO - C
 

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Fuochi di gas:
    idrogeno, butano, propano, ecc.
N.B. I gas possono definirsi leggeri se hanno una densità minore di 0,8 rispetto all’aria e
        stratificano verso l’alto.
        Se invece hanno una densità maggiore di 0,8 (gas pesanti) stratificano verso il basso.

 

CLASSE DI FUOCO - F

 


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Fuochi che interessano mezzi di cottura, ad esempio olio da cucina e grassi vegetali o animali,
     in apparecchi di cottura:
     introdotta dalla norma UNI EN 2:2005; gli estinguenti per fuochi di CLASSE F spengono per  
     azione chimica e devono essere in grado di effettuare una    
     catalisi negativa per la reazione chimica di combustione di queste altre specie chimiche.
     Gli estintori devono essere conformi ai requisiti della prova dielettrica.
 
 
 

                                                                            

 
 

             CONTRASSEGNO DISTINTIVO              

 

 

CONTRASSEGNO DISTINTIVO ( ETICHETTA )
Sull’estintore deve essere apposta un etichetta che deve riportare le seguenti informazioni
  in sequenza:
 
Prima parte:
  • La parola “estintore”.
  • Il tipo di agente estinguente.
  • Le classi di spegnimento dell’estintore.
 
 
Parte seconda:
  • Le istruzioni per l’uso che devono contenere uno o più pittogrammi che indichino le modalità di  
          utilizzo dell’estintore.
  • I pittogrammi dei focolari idonei ad estinguere.
 
 
Parte terza:
  • Le avvertenze di pericolo.
  • L’indicazione circa l’uso o non sui quadri elettrici sotto tensione.

Parte quarta:

  • Le avvertenze generali con le indicazioni degli estremi di omologazione del M.I. e l’indicazione della
          conformità alla norma EN 3-7.

Parte quinta:

  • Il nome della società responsabile dell’apparecchio.
 

 

                                                                            

 

                 ESEMPIO DIMOSTRATIVO                 

                                          " L'ETICHETTA "

 

 

  

 

 

CARATTERISTICHE ETICHETTA :
 
  •  L’etichettatura sull’estintore deve essere di colore (colori) contrastante(i) con il fondo.
  •  L’etichetta deve essere in una posizione tale da poter essere letta chiaramente quando l’estintore
           si trova sulla staffa di supporto.
  •  Nell’etichetta di un estintore approvato con D.M. 20/12/82 è indicato il n° di approvazione rilasciato dal M.I.
  •  Nell’etichetta di un estintore omologato ai sensi del D.M 7/1/2005 è indicato il n° di omologazione del M.I.
  •  Inoltre nell’etichetta di un estintore omologato ai sensi del D.M. di cui sopra sarà riportato il  
           riferimento alla norma UNI EN 3-72004.
  •  Non sono ammesse abrasioni e scritte differenti da quelle riportate sul resto dell’etichetta e non è
           ammesso coprire il nome del produttore (parte quinta dell’etichetta).
 
 
  • N.B.  Alcuni estintori possono riportare nella parte 4° dell’etichetta la dicitura:
                   “utilizzabile su fuochi di CLASSE F secondo specifiche tecniche appositamente indicate ( per  
                    esempio, BS n° 7937:2000 )”.
 
I fuochi di CLASSE F sono realizzati per certificare gli estintori “principalmente a schiuma” da utilizzare su focolari di olio da cottura.
 

 

 

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