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Le informazioni da fornire vanno valutate ricordando che per non allarmare la popolazione è sempre opportuno mettere in stretta relazione l’esistenza del rischio con la possibilità di gestirlo per prevenire e mitigare le conseguenze dannose che possono verificarsi sull’uomo e l’ambiente. Pertanto, le informazioni che possono creare allarme vanno accompagnate con quelle sulle azioni utili a ridurre al minimo gli effetti dannosi di un incidente rilevante.
Poiché alcune nozioni sugli aspetti psico-sociali della comunicazione possono aiutare a organizzare una efficace campagna informativo-preventiva sul rischio industriale. Segue un approfondimento sulle peculiarità del processo comunicativo, con particolare riferimento al tema in oggetto.

7.1 Il processo comunicativo
La diffusione dei contenuti sul rischio alla popolazione non può essere realizzata secondo una logica puramente informativa e cioè trasferendo il messaggio in maniera unidirezionale tra emittente e destinatario. I contenuti del messaggio sono quindi oggetto di una interpretazione da parte dei destinatari per cui l’efficacia della campagna preventiva viene inevitabilmente ad essere il risultato di un’azione che favorisce un mutamento graduale nella popolazione delle conoscenze, degli atteggiamenti e infine dei comportamenti da praticare in situazione di crisi.
Accanto ad una definizione istituzionale del rischio d’incidente rilevante coesiste nella popolazione una percezione del medesimo rischio, alimentata da sistemi di credenze, valori, e quindi giudizi, valutazioni e significati autonomi, il più delle volte diversi dalla prima definizione e in grado di influenzare sfavorevolmente ogni iniziativa informativo-comunicativa che non tenga quegli aspetti in debito conto.
L’insieme dei fattori che contribuiscono a strutturare nella popolazione l’interpretazione e la percezione del rischio hanno una duplice natura: psicologica e socioculturale.
Nel primo ordine rientrano alcune proprietà del rischio o della situazione in cui si colloca, che incidono significativamente sui processi cognitivi e valutativi della persona. A titolo di esempio, i rischi tecnologici sono percepiti come temibili e suscitano diffidenza e forte avversione soprattutto quando si è esposti ad essi in maniera involontaria poiché non se ne comprendono né i meccanismi né le responsabilità che li generano e hanno conseguenze incerte o direttamente irreversibili sulla salute umana anche se la probabilità di accadimento è bassa.
I fattori socioculturali di percezione sono, invece, costituiti da variabili che caratterizzano gruppi o aggregati in cui il sistema di credenze, i valori, gli interessi, le strutture di potere mediano socialmente l’interpretazione del rischio. Tali variabili sono di tipo socio-anagrafico (età, sesso), socio-culturale (livello di istruzione), socio-economico (condizione professionale e livello di reddito) e socio-politico (attivismo, appartenenza ad organizzazioni o associazioni). I dati relativi alla percezione sociale costituiscono un presupposto essenziale per una pianificazione organica della comunicazione, possono essere rilevati preventivamente attraverso la somministrazione di un questionario ad un campione della popolazione. Con le stesse modalità può essere verificato il feedback, la risposta dei destinatari all’azione comunicativa, in altre parole, l’efficacia della comunicazione, in modo da ricalibrare l’intervento.
In ogni caso, quale che sia il metodo d’indagine prescelto, la pianificazione di tutte le fasi della comunicazione del rischio non potrà prescindere dalla considerazione degli aspetti sociologici sopra illustrati.
Di seguito sono elencate le peculiarità che, in via preliminare, ciascun elemento della comunicazione preventiva sul rischio di incidente rilevante dovrà possedere:
emittente: competenze operative nella gestione della sicurezza, posizione istituzionale, o, se intermediario, legame fiduciario con il destinatario o ruolo di opinion leader riconosciuto;
messaggio: precisione, comprensibilità, completezza – senza esagerare nel dettaglio – e coerenza dei contenuti, neutralità del tono al fine di evitare la drammatizzazione ma anche l’eccesso di rassicurazione, evidenziazione sia degli aspetti cooperativi della gestione del rischio sia delle ricadute positive, in termini di effettiva protezione, dei comportamenti suggeriti;
canali: adozione di modalità prevalentemente basate sul confronto diretto;
tempistica: interventi frequenti e regolari
Tra gli elementi sopra menzionati, segue un approfondimento relativo alle caratteristiche del messaggio e a quelle del rapporto tra emittente e destinatari, in quanto più fortemente incisive sull’efficacia del processo comunicativo e in grado di facilitare l’informazione da parte delle istituzioni.

Le caratteristiche del messaggio
Ogni qual volta una persona non è in grado di capire il messaggio entra in uno stato di confusione che impedisce reazioni adeguate alla condizione di pericolo. Per evitare questa conseguenza è necessario informare la popolazione attraverso un linguaggio semplice ed immediato, abbandonando l’utilizzo di linguaggi tecnici ovvero avendo cura di spiegare i termini tecnici utilizzati prendendo spunto da situazioni comuni.
È noto come il progredire di uno stato di emergenza possa spingere le persone ad uscire dal sano ambito della paura (che è un buon meccanismo di difesa), per transitare nell’angoscia: un sentimento paralizzante di chi si sente di fronte ad un pericolo “indeterminato”, ovvero non collocabile nel tempo e nello spazio. Anche quando la popolazione viene informata preventivamente dall’Amministrazione Comunale sui rischi e sulle strategie da utilizzare in caso di allarme, le persone possono essere invase da emozioni di angoscia che impediscono di ricordare le istruzioni ricevute precedentemente. Dagli studi compiuti risulta che di fronte ad un pericolo si determinano alterazioni sensoriali e inibizioni all’uso delle normali capacità cognitive.
Pertanto l’obiettivo di una efficace comunicazione in emergenza non deve essere quello di suscitare forti emozioni, piuttosto quello di aumentare l’adesione alle misure di intervento richieste. Per promuovere questo atteggiamento nella popolazione è necessario preparare messaggi adeguati nel contenuto, nelle immagini, nei colori, ma anche nel tono di voce con cui si propaga l’informazione.
Al fine di favorire la predisposizione di una adeguata campagna informativa, si consiglia di consultare la pagina web del Dipartimento della protezione civile (www.protezionecivile.it) nella quale sono raccolti stralci di campagne già effettuate da vari Comuni.
La fiducia nell’emittente, ovvero nelle istituzioni responsabili della prevenzione e della sicurezza.
Per produrre comportamenti collaborativi da parte della popolazione fondamentale è la credibilità e la fiducia della fonte e dell’emittente del messaggio.
Nella realtà italiana, gli studi condotti in aree industriali mostrano come la fiducia dei cittadini sia prevalentemente concessa alle istituzioni pubbliche locali, quando i loro compiti e responsabilità in materia di salute e sicurezza siano ben definiti e conosciuti dalla popolazione.
Nel caso specifico del rischio di incidente rilevante, l’incontrollabilità del rischio a livello individuale induce il bisogno di poter contare sulla autorevolezza, competenza ed affidabilità di chi lo gestisce. In questo ambito, il ruolo delle istituzioni pubbliche deve essere finalizzato a garantire la salute e la sicurezza della popolazione.
La fiducia va, comunque, sostanziata attraverso l’esercizio dei compiti che la legge stabilisce per ciascuna autorità o istituzione: valutazione dei rapporti di sicurezza dello stabilimento, attività ispettive e di controllo, informazione della popolazione, pianificazione d’emergenza.
Tuttavia, l’esercizio dei compiti e delle responsabilità non è sufficiente a garantire la fiducia dei cittadini, che non hanno strumenti per comprendere la necessità di alcune scelte. In questo senso la più ampia e trasparente informazione sulle caratteristiche del rischio rappresenta un’opportunità per rafforzare la credibilità nel rapporto con il pubblico.
Nella fase dell’emergenza si possono adottare due diversi comportamenti di autoprotezione: evacuazione assistita e rifugio al chiuso; al fine di guidare la popolazione in queste specifiche azioni è necessario prendere in considerazione le peculiarità di seguito illustrate.
Durante l’evacuazione assistita le maggiori criticità si possono incontrare per lo sfollamento dalle abitazioni. Le persone, infatti, possono manifestare un disagio intenso ad abbandonare luoghi familiari per dirigersi verso ambienti sconosciuti; è quindi importante che le persone vengano preparate precedentemente a tale trasferimento. È necessario inoltre, che le azioni siano guidate da personale preparato e da messaggi per la popolazione chiari e rassicuranti.
Durante il rifugio al chiuso la popolazione può vivere con preoccupazione tale condizione a causa dell’isolamento prolungato a cui viene sottoposta. Questa condizione può essere amplificata se i membri di uno stesso nucleo familiare non sono nello stesso edificio al momento dell’allarme, in quanto la distanza fisica può essere fonte di stati di angoscia e di ansia e può condurre a comportamenti nocivi e pericolosi. Per tale motivo è necessario continuare ad informare la popolazione durante lo stato di emergenza attraverso messaggi radio.
È importante tenere presente che, nel caso dell’incidente rilevante, l’informazione deve necessariamente raggiungere tutti i soggetti interessati dal rischio. A tale proposito si suggerisce di adottare un modello comunicativo a più stadi e di individuare, secondo le esigenze, una rete di referenti per la diffusione delle informazioni.
Il Comune, nel ruolo di emittente, dovrebbe promuovere il coinvolgimento delle strutture locali tra cui gli stessi uffici comunali competenti per l’ambiente, la protezione civile e la sanità, l’Arpa, la ASL e tutti i soggetti competenti in materia di rischio di incidente rilevante, in modo da garantire un rapporto di massima fiducia con i cittadini.
Pertanto, tecnici ed operatori, individuati all’interno di tali strutture e servizi presenti sul territorio, debitamente formati e sensibilizzati sulle problematiche dell’informazione alla popolazione del rischio di incidente rilevante, possono costituire l’interfaccia più affidabile tra la struttura che pianifica le iniziative informative ed i cittadini.

7.2 Attività di formazione
Per favorire la diffusione del messaggio informativo è necessario individuare attività collaterali e di supporto per rendere maggiormente incisive le azioni e le iniziative volte a far recepire alla popolazione i contenuti dell’informazione.
Tra le possibili attività rientrano:
-ƒ attività di approfondimento di singole problematiche in relazione al fattore di rischio (salute, ambiente, sicurezza o qualunque altro aspetto di interesse della popolazione);
-ƒ attività di aggiornamento dell’informazione (secondo le disposizioni normative).

Attività di approfondimento. Il primo ambito di attività risponde ad esigenze di approfondimento di tematiche di rischio inerenti gli aspetti della salute, della sicurezza, dell’ambiente e di qualunque altro argomento di interesse della popolazione. Queste attività richiedono il contributo specialistico di tecnici ed esperti di settore riconosciuti affidabili per competenza ed autorevolezza e si possono concretizzare nella pianificazione di incontri tematici diretti ai cittadini e/o agli operatori interessati, cui si accompagni sempre la predisposizione di materiale cartaceo.

Attività di aggiornamento. Il secondo ambito di attività è riferito alla formazione e all’aggiornamento a fini della comunicazione alla popolazione dei tecnici e degli operatori delle istituzioni pubbliche locali con specifiche competenze e funzioni relative alla gestione del rischio di incidente rilevante. Queste attività potranno avere luogo secondo le specifiche modalità previste nelle pubbliche amministrazioni per l’aggiornamento e la formazione del personale. In questa categoria di attività rientra la formazione di coloro che possono ricoprire un ruolo di referenti della comunità sia nel diffondere le informazioni sia per il supporto che possono offrire nel favorire la mobilitazione nelle prime fasi dell’emergenza (es.: dirigente scolastico, insegnanti della scuola, referente scelto all’interno di un condominio).

7.3 Individuazione dei referenti
Il modello comunicativo si articola sull’attivazione di molteplici “comunicatori” o “referenti per l’informazione” che, per professione e ruolo, hanno un rapporto diretto e di fiducia con i cittadini. Tra questi, sono coinvolgibili i tecnici e gli operatori dei servizi territoriali ma anche:
-ƒ il medico di famiglia, per gli aspetti sanitari del rischio, grazie alla specifica competenza professionale e per l’autorevolezza che gli deriva dal ruolo professionale;
ƒ- gli insegnanti delle scuole, per la diffusione della conoscenza del rischio e della cultura della prevenzione tra i giovani della comunità e, indirettamente, tra le famiglie. In caso di emergenza, gli insegnanti possono svolgere un ruolo di supporto alle azioni previste dal piano d’emergenza della scuola. Esempi di campagne educative efficaci sono dati dal Progetto “Scuola Sicura” del Ministero dell’Interno (Allegato 5) e dal Progetto informativo in atto tra il Dipartimento della protezione Civile e il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, che prevede incontri con insegnanti delle scuole secondarie di I e II grado per la divulgazione di un “Vademecum di protezione civile per le famiglie” (Allegato 6);
ƒ- i Vigili del Fuoco, quali organizzatori e gestori di attività pratiche di supporto all’informazione, come, ad esempio, simulazioni d’allarme per la popolazione residente nell’area definita a rischio o di esercitazioni per gli obiettivi vulnerabili;
-ƒ altri Soggetti possono essere identificati in qualità di referenti ed attivati a seconda delle specifiche esigenze richieste dalla vulnerabilità di una struttura localizzata nell’area di rischio. È il caso della scuola, dell’ospedale, dell’impianto sportivo, del singolo condominio, della chiesa, dei supermercati, dei cinema ecc. Per ciascuna struttura possono essere selezionati anche singoli cittadini, che già rivestano un ruolo di responsabilità riconosciuta nel proprio ambito di azione (responsabile della sicurezza della struttura, dirigente scolastico, amministratore di un condominio, ecc.). Questi possono svolgere compiti di diffusione delle informazioni, di predisposizione, allestimento e manutenzione dei locali adibiti a rifugio al chiuso, di coordinamento di quanti frequentano il sito vulnerabile, in funzione delle azioni previste per l’ emergenza all’interno della specifica struttura. Ad esempio, un responsabile di condominio può garantire che i condomini siano debitamente informati sulle principali misure da adottare in caso di incidente e organizzati per la risposta in emergenza; contribuisce ad identificare i locali ove realizzare il rifugio al chiuso e mettere in atto le misure di sicurezza necessarie per l’edificio; fornisce informazioni alle autorità circa la presenza di residenti non autosufficienti; prende parte attiva e favorisce la partecipazione dei condomini nella realizzazione delle esercitazioni e simulazioni d’allarme.

7.4 Periodicità delle campagne informative
L’aggiornamento periodico dell’informazione rivolta alla popolazione generale è prevista dalla legge. L’aggiornamento dell’informazione a cadenze regolari corrisponde all’esigenza di tenere viva l’attenzione della popolazione e di ricordare le principali norme di comportamento in caso di incidente.
La periodicità delle campagne informative è quindi motivata dalle necessità di aggiornare periodicamente le informazioni sulle attività dello stabilimento e sui comportamenti da assumere in caso di incidente rilevante.
Le occasioni per progettare campagne informative possono essere molteplici come l’aggiornamento dei dati o a seguito di piccoli eventi incidentali avvenuti nello stabilimento. È importante che il Comune capisca che l’attenzione della popolazione deve essere mantenuta sempre viva sul tema del rischio industriale e dei comportamenti da seguire in caso di un’emergenza.
Le campagne informative dovrebbero essere organizzate in collaborazione con l’industria e con le amministrazioni pubbliche locali coinvolte in questo argomento.

 

(fonte: protezionecivile)